Incontri ravvicinati del terzo tipo: le specie aliene in Martesana 

Articolo a cura di Federico Belloni, dottore Naturalista. 

Cosa sono le specie alloctone?

Per specie alloctona (o aliena) si intende un qualsiasi organismo vivente che, accidentalmente o intenzionalmente, viene introdotto dall’uomo in un territorio differente rispetto al suo areale originario, il quale verrà colonizzato a discapito delle specie autoctone presenti. L’introduzione di specie alloctone è una delle più recenti minacce alla biodiversità, insieme al consumo di suolo, alla frammentazione degli habitat e allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, oltre che ovviamente all’inquinamento e alle conseguenze dei cambiamenti climatici. A questo link potete trovare un video della IUCN che spiega con semplicità cosa sono le specie alloctone.

Secondo un articolo scientifico pubblicato su The Ecological Society of America, dal 1500 ad oggi le specie alloctone sono state direttamente responsabili dell’estinzione di 123 specie, ovvero il 13% delle estinzioni globali note, e variamente responsabili dell’estinzione di altre 400 specie, ovvero il 42% delle estinzioni globali note. Per questa ed altre ragioni, la IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha creato un organo apposito, l’ISSG (Invasive Species Specialist Group), per stilare una lista con le 100 specie invasive più dannose al mondo.

Specie aliene in Martesana

Anche il territorio della Martesana e di Cernusco sul Naviglio è interessato da questo fenomeno: l’osservazione nel nostro territorio e soprattutto all’interno dell’area tutelata del Parco Est delle Cave ha rilevato la presenza di alcune specie alloctone.

  • Specie animali: diverse decine di specie alloctone (+40/50); 
  • Specie vegetali: quasi il 25% delle piante presenti sul territorio è alloctono; 
  • Fauna ittica: 11 specie su 17 rilevate nel territorio sono aliene; 
  • Specie di rilevanza unionale presenti nel Parco: 5
    Le specie di rilevanza unionale sono specie aliene invasive i cui effetti negativi sono talmente rilevanti da richiedere un intervento coordinato e uniforme a livello di Unione Europea. (in Italia 22, in Europa 37). 

Vediamo ora qualche esempio di specie alloctone presenti nel nostro territorio e l’impatto che hanno sui nostri ecosistemi e sulle specie autoctone.

Scoiattolo grigio VS scoiattolo rosso

Tra i mammiferi da segnalare lo scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) entrato in competizione con lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) di cui ha causato nel nostro territorio la scomparsa. Questo poiché nel periodo invernale gli scoiattoli rossi tendono a ridurre molto la loro attività, soprattutto nelle giornate più fredde e piovose, quando possono nascondersi anche per giorni all’interno dei loro rifugi. Per questa ragione gli scoiattoli rossi accumulano grandi scorte di semi e frutta secca che tuttavia gli vengono sottratte dallo scoiattolo grigio (perdite fino al 50% delle risorse accumulate) che in inverno rimane invece molto più attivo e vorace.

Molti scoiattoli rossi muoiono durante l’inverno oppure non hanno poi le energie necessarie per la prima fase di riproduzione tra febbraio e marzo (ve ne è una seconda tra giugno e luglio). Anche nel periodo estivo voracità dello scoiattolo grigio è un problema, perché sottrae a quello rosso semi, ghiande e altra frutta secca a causa della sua particolare voracità. Lo scoiattolo grigio infine può essere un problema anche per altre specie vegetali e animali, perché oltre a danneggiare le zone boschive scortecciando gli alberi, si nutre di uova di uccelli e rane mettendo quindi a rischio anche la loro sopravvivenza. 

Figura 1: a sinistra Sciurus carolinensis, a destra Sciurus vulgaris (© Federico Belloni; Licenza CC BY-NC-ND 4.0)

Nutria VS gallinella d’acqua

Sempre tra i mammiferi abbiamo anche la nutria (Myocastor coypus). Questa specie, introdotta come animale da pelliccia, può causare danni lungo argini e canali per via della sua attività di scavo, può portare alla contrazione della vegetazione delle zone umide ed infine, ha un impatto negativo su molte specie di uccelli acquatici che costruiscono nidi galleggianti (ad esempio gallinella d’acqua o folaga). I nidi vengono utilizzati come piattaforme di riposo dalla nutria causandone a volte l’affondamento e provocando la morte di uova e/o nidiacei non ancora autosufficienti. 

Figura 2: a sinistra Myocastor coypus, a destra Gallinula chloropus (© Federico Belloni; Licenza CC BY-NC-ND 4.0)

Parrocchetto VS picchio

Tra gli uccelli abbiamo invece il parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) il quale compete con le nostre specie autoctone, oltre che per le risorse alimentari, per i nidi scavati nelle cavità degli alberi. Le specie autoctone presenti sul nostro territorio e impattate negativamente dalla sua presenza sono: picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), picchio verde (Picus viridis), civetta (Athene noctua) e assiolo (Otus scops). 

Figura 3: a sinistra Psittacula krameri, a destra Dendrocopos major (© Federico Belloni; Licenza CC BY-NC-ND 4.0)

Tartaruga americana VS tartaruga europea

Tra i rettili abbiamo invece la ormai famosa tartaruga palustre americana (Trachemys scripta), presente sul nostro territorio con due sottospecie (Trachemys scripta scripta e Trachemys scripta elegans) . Questa tartaruga è entrata in competizione con la tartaruga palustre europea (Emys orbicularis) per le risorse e i siti di deposizione, dove quest’ultima non è più presente negli specchi d’acqua del nostro territorio e risulta attualmente in pericolo in Italia. Infine, data la dieta variabile in base all’età, la tartaruga palustre americana può impattare negativamente sia su specie animali sia vegetali che condividono l’habitat con questa specie. 

Figura 4: a sinistra Trachemys scripta (© Federico Belloni; Licenza CC BY-NC-ND 4.0) a destra Emys orbicularis (© Matteo di Nicola)

Gambero della Louisiana VS gambero di fiume europeo

Un altro esempio per laghi e fiumi del nostro territorio è il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), un crostaceo estremamente impattante sui nostri ecosistemi a causa della sua voracità e adattabilità. Si è infatti adattato a sopravvivere in specchi d’acqua dalle caratteristiche molto differenti (temperatura dell’acqua, ossigenazione dell’acqua, inquinamento, ecc.) e si nutre di avannotti, girini, uova di pesci ed anfibi, invertebrati e anche vegetazione acquatica. La sua introduzione, insieme ad altre due specie alloctone e al fatto che può trasmettere un fungo (Aphanomyces astaci – “peste dei gamberi” mortale se trasmesso alle nostre specie autoctone), ha portato ad una grave diminuzione delle popolazioni del gambero di fiume europeo (Austropotamobius pallipes) il quale risulta minacciato in tutta Europa (non presente nel nostro territorio). 

Figura 5: Procambarus clarkii (gambero rosso della Louisiana) nel Parco degli Aironi, Cernusco sul Naviglio. (© Federico Belloni; Licenza CC BY-NC-ND 4.0)

Altri esempi

Questi erano solo gli esempi principali per il nostro territorio, ma vi sono molte altre specie alloctone da non dimenticare e/o sottovalutare: 

  • Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) – la sua dieta comprende di tutto, dai vegetali ai piccoli vertebrati ed invertebrati, motivo per cui ha un importante impatto negativo sui nostri ecosistemi; può inoltre competere con i locali aironi (ardeidi) per i siti di nidificazione; 
  • Pesce siluro (Silurus glanis) – per via delle sue dimensioni si trova in cima alla catena alimentare dei nostri corsi d’acqua dove, anche per questa ragione, è il principale ostacolo alla realizzazione di progetti di reintroduzione di specie autoctone; 
  • Gatto domestico (Felis catus): il gatto domestico lasciato libero di uscire di casa può, seguendo il suo istinto di cacciatore, causare la morte di piccoli mammiferi, uccelli e rettili, nonostante non ne abbia bisogno per nutrirsi. In Italia, grazie ad un recente studio, si è osservato che le specie soggette alla loro predazione sono più di 200 e molte di queste sono già minacciate; 
  • Zanzara tigre (Aedes albopictus) – ormai diffusa ovunque, è risultata nei test di laboratorio un possibile vettore di 26 differenti virus, e potrebbe diventare un problema sanitario per l’uomo. La diffusione di malattie trasmissibili all’uomo viene costantemente monitorata dall’ATS locale e dal Sistema Sanitario Nazionale, mentre le disinfestazioni preventive promosse dai Comuni riducono la diffusione degli animali riducendo il rischio che malattie esotiche possano diffondersi più facilmente. Per scoprire cosa può fare il Comune e cosa possono fare i cittadini vai sulla pagina dedicata al contenimento delle zanzare.
  • Popillia japonica, Anoplophora chinensis e A. Glabripennis “Tarlo asiatico” e Takahashia japonica, sono tra gli “invasori” più recenti, dove l’impatto di quest’ultima è ancora in fase di monitoraggio e studio da parte della comunità scientifica. Anche in questo caso sono attive delle iniziative di monitoraggio da parte delle preposte agenzie regionali. Per scoprire cosa è possibile fare vai alla pagina dedicata.
  • Infine, alcune tra le specie vegetali più emblematiche del nostro territorio: Robinia pseudoacacia, Ailanthus altissima e Quercus rubra. Mentre la robinia è ormai stabilmente parte del nostro paesaggio, la diffusione dell’ailanto è più recente, mentre per quanto riguarda la quercia rossa la sua piantumazione è assolutamente vietata in Lombardia: questa specie è infatti inserita nella “Lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione” (All. E DGR 7736/2008 e All. B RR 5/2007). 

Conseguenze e prevenzione

Come già accennato, queste specie alloctone non solo possono comportare grossi problemi nei confronti della biodiversità locale, ma potrebbero avere anche conseguenze sanitarie (come ad esempio la trasmissione di parassiti e patogeni) e gravi conseguenze economiche anche ai settori agricoli e dell’allevamento: come accaduto per esempio con la diffusione del batterio Xylella fastidiosa e i danni causati all’agricoltura e al paesaggio del Salento. Si stima che nel mondo tra 1970 e 2017, la diffusione incontrollata di specie alloctone abbia causato un danno complessivo di 1288 miliardi di $, con una media annuale di 26,8 miliardi di $ (in Italia più di 10 milioni di $ all’anno). 

Esistono delle linee di guida strategiche, inserite nel regolamento dell’Unione Europea UE 1143/14: 

  • Prescrizioni per proteggere biodiversità e servizi ecosistemici; 
  • Divieto di commercio, possesso, trasporto, allevamento e rilascio in natura; 
  • Nel caso in cui la rimozione non sia possibile: azioni gestionali per minimizzare i danni; 
  • Identificare le vie di introduzione e adottare un piano d’azione. 

Queste, tuttavia, per essere funzionali ed efficaci, richiedono la collaborazione su più livelli tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Vai sul sito di Regione Lombardia ERSAF Servizio FItosanitario, del Ministero dell’Ambiente e dell’Unione Europea per maggiori informazioni sul coordinamento relativo alle specie invasive.

Bibliografia e sitografia 


Blackburn T.M., Bellard C., Ricciardi A. (2019): Alien versus native species as drivers of recent extinctions. Frontiers in Ecology and the Environment, 17 (4): pp. 1-5. 
Diagne C., Leroy B., Vaissière A.-C., Gozlan R.E., Roiz D., Jarić I., Salles J.-M., Bradshaw C.J.A., Courchamp F. (2021): High and rising economic costs of biological invasions worldwide. Nature. 592: pp. 571-576. 
Loss S.R., Will T., Marra P.P. (2013): The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States. Nature Communications. 4: pp. 1-7. 
Lowe S., Browne M., Boudjelas S., De Poorter M. (2000): 100 of the World’s Worst Invasive Alien Species: A selection from the Global Invasive Species Database. Published by The Invasive Species Specialist Group (ISSG) a specialist group of the Species Survival Commission (SSC) of the World Conservation Union (IUCN), pp. 1-12. 
Mori E., Menchetti M., Camporesi A., Cavigioli L., de Fatis K.T., Girardello M. (2019): Corrigendum: License to Kill? Domestic Cats Affect a Wide Range of Native Fauna in a Highly Biodiverse Mediterranean Country. Frontiers in Ecology and Evolution. 7: pp. 1-11. 
Regolamento (UE) N. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio (22 ottobre 2014) recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Pp. 1-21. 
Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/1262 della Commissione (25 luglio 2019) che modifica il regolamento di esecuzione (UE) 2016/1141 per aggiornare l’elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale. Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Pp. 1-4. 
Franck Courchamp, Invacost 2023: . Consultato in data 25/05/2023. 
Boris Leroy et al.: Global Costs of Biological Invasions: Living Figure. Version 2022-02-15, InvaCost version 4.1. Consultato in data 25/05/2023. 
ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ministero della Transizione Ecologica: Lista delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale. Consultato in data 25/05/2023.