Villa Uboldo

Il complesso fu cominciato nel 1808 su progetto di Carillo Rougier e di suo cugino Ambrogio Uboldo, proprietario del terreno. Costui, figlio di banchieri, nacque a Milano nel 1785 e fu Guardia di Napoleone, frequentatore del celebre salotto di Clara Maffei nonché amico di Hajez. Consigliere dell’Accademia di Brera, per le sue attività culturali e assistenziali nel 1838 venne nominato nobile di Villareggio.

Grande collezionista ed amante dell’arte, dopo una gioventù piuttosto gaudente, nella seconda parte della sua vita condusse un’esistenza più morigerata sia perché colpito da ripetuti lutti familiari sia per l’influenza di monsignor Biraghi.

Ambrogio, nel 1857, fondò la Causa Pia Ospitaliera a lui intitolata, che il testamento stilato il 30 aprile 1859 dotò di fondi per la costruzione di un “ospitale” – nel senso di ricovero per anziani – inaugurato l’1 gennaio 1877.

L’Uboldo, deceduto il 21 febbraio 1865, non riuscì a vederlo, ma grazie ad esso si guadagnò l’immortalità, almeno a Cernusco.

Oggi l’architettura della villa è valutabile principalmente attraverso l’esame della facciata meridionale. La fronte settentrionale, verso via Uboldo, è stata infatti ruotata per motivi di viabilità per cui il porticato che chiudeva il cortile si affaccia ora sulla strada.

L’edificio richiama le architetture di Giuseppe Piermarini e di Leopoldo Pollack e stringenti sono i riferimenti con la milanese villa Belgiojoso dello stesso Pollack, pur con un linguaggio più semplificato.

Gli interni sono stati ristrutturati a più riprese in seguito alla conversione in Ospedale. Rimangono, al piano terreno, i tre ambienti centrali con la decorazione coeva. Gli affreschi, per il loro carattere spiccatamente neoclassico, sono infatti databili fra il primo e il secondo decennio del XIX secolo.

Il salotto ad ovest presenta una volta affrescata a monocromo con episodi mitologici. Negli angoli si trovano Allegorie delle Arti e delle Scienze: interessante nell’angolo sud-est la presenza delle lettere A U (Ambrogio Uboldo, il committente). E’ questo l’unico ambiente che conservi tuttora qualche arredo d’epoca: un camino in marmo sormontato da una specchiera.

Il salone principale, oblungo, presenta sovraporte affrescate raffiguranti Divinità mitologiche entro lunette: Venere e Cupido, La Dea Flora, Diana cacciatrice. La volta è decorata ad affresco con ornati architettonici e coppie di Danzatrici e Suonatrici entro medaglie sagomate. La tecnica, un monocromo ad imitazione del rilievo, è caratteristica del Neoclassicismo.

La terza sala è coperta da una volta affrescata con decorazioni di ispirazione pompeiana a colori vivaci rappresentanti trofei di armi, frutta, fiori.

I tre saloni sono stati restaurati nel 1971 da Felice Frigerio e nuovamente nel 2014 riportando le decorazioni allo stato originario.

La villa era una “Casa Museo” e fu infatti progettata per ospitare parte delle collezioni artistiche per cui Ambrogio Uboldo era rinomato. Il prezioso inventario redatto prima della dispersione di ben 395 serie di pezzi, verificatasi a partire dal 1867, permette di ricostruire la fisionomia delle raccolte.

Per quanto riguarda le opere d’arte figurativa, le scelte dell’Uboldo furono rivolte prevalentemente verso maestri a lui contemporanei. Essa costituiva una testimonianza interessante del gusto collezionistico nel passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo, con particolare riferimento all’ambiente artistico lombardo. I quadri provenivano per lo più dalle esposizioni di Brera, altri furono commissionati direttamente dall’Uboldo agli artisti.

Il pittore ottocentesco più importante della galleria era Francesco Hayez, con tre opere, quello maggiormente rappresentato fu invece Giuseppe Sogni, amico dell’Uboldo e docente all’Accademia di Brera, stilisticamente nell’orbita di Hayez. Inoltre erano presenti anche i pittori di vedute come Giovanni Migliara, Angelo Inganni e Giuseppe Canella.

Nella raccolta vi erano anche scultori che appartenevano quasi tutti alla corrente tardoneoclassica. Il nome più prestigioso era quello di Pompeo Marchesi, sua una statua raffigurante Ebe; quello presente con più opere Giovanni Emanueli, autore di busti-ritratto di vari familiari dell’Uboldo e della statua colossale di Sant’Ambrogio (1864) eretta nel giardino. Tra i pezzi d’arte antica figuravano un Ritratto di Giulio II di Tiziano, alcuni Santi di Cima da Conegliano, un Presepio di Gaudenzio Ferrari.

La collezione venne venduta per far fronte alle spese di gestione dell’Ospedale. Pochissimi sono i pezzi rimasti nella sede originaria, tra questi due ritratti di Giuseppe Sogni: il Ritratto di Ambrogio Uboldo di Villareggio in costume di cavaliere dell’Ordine militare gerosolimitano del Santo Sepolcro (1854), dove compare con il suo cane davanti alla villa di Cernusco, e il Ritratto di Ambrogio Uboldo nel costume dell’Ordine imperiale della Corona di ferro, in piedi nella sua armeria.

La galleria di armi antiche che l’Uboldo teneva nella sua residenza milanese di via Pantano era il fiore all’occhiello della sua attività di collezionista, la più completa di Milano. Nel marzo 1848, durante le Cinque giornate, l’Armeria fu saccheggiata dai patrioti: un quadro a tempera di Carlo Bossoli, oggi al Museo del Risorgimento, ricorda il fatto. Successivamente, per rappresaglia, il palazzo venne distrutto dagli austriaci.


Testo tratto da: “Nel cuore di Cernusco sul Naviglio. Tre passeggiate nel centro storico” di Elisabetta Ferrario e Mauro Raimondi (Book Time – Libreria del Naviglio, 2016)