Villa Biraghi Ferrario

L’impianto introverso che caratterizza la villa non è probabilmente l’originale. In un’incisione di Marc’Antonio Dal Re (1743) l’edificio compare sullo sfondo di Villa Alari con una struttura a blocco che tuttora permane nel corpo centrale, più rialzato e assolutamente autonomo. Le ali, più recenti, si addossarono al corpo principale andando a chiudere alcune finestre. Anche la relazione dell’edificio col Naviglio, poco distante, è stata stravolta nell’Ottocento dalla costruzione di una filanda che ha interrotto il cannocchiale visivo sul canale e sull’antica pieve.

Il primo documento che attesti l’esistenza della villa è la mappa del catasto del 1721. La proprietà è invece chiaramente documentata dall’atto di vendita datato primo aprile 1724 con cui Giacinto Alari cedeva ai fratelli Lucio e Francesco Cotta la possessione della Torrianetta e una “Casa da Nobile con giardino, ed altre case contigue” da identificarsi con l’edificio e i due cortili rurali adiacenti verso settentrione.

Solo quindici anni più tardi Francesco Cotta rivendette la villa al conte Carlo Galesi per una cifra inferiore a quella d’acquisto, e costui saldò quanto pattuito direttamente all’Ospedale Maggiore di Milano, onde coprire i debiti del Cotta.

Alla morte di Carlo Galesi, la costruzione passò a Cristoforo Carenzi Galesi insieme alla possessione Visconta. Dal primo maggio 1772 al 21 luglio 1778 Cristoforo si trovò nella condizione di dover affittare la sua villa per ospitare la corte di Ferdinando d’Asburgo, con grave danno per le finanze di famiglia. L’affitto, con canone annuo di lire imperiali 700, venne corrisposto saltuariamente, come risulta dai solleciti di pagamento protrattisi sino al 1780. Anch’essa, come l’Alari e la Greppi, entrò nelle infruttuose trattative per la vendita all’arciduca.

Il 23 marzo 1791 edificio e possessione furono rilevati da Francesco Werich. Dall’atto di vendita si evince la presenza di una cappella dedicata alla Sacra Famiglia. Il Werich, nato a Praga nel 1749, era dotato di un cospicuo patrimonio e fu benefattore dei Luoghi Pii Elemosinieri e dell’Ospedale Maggiore di Milano nella cui quadreria è conservato un ritratto.

Alla sua morte, avvenuta a Milano nel 1816, la proprietà venne ereditata dai fratelli Pedretti, e nell’atto di divisione dei beni (1825), compare un altro prezioso inventario che descrive minuziosamente le caratteristiche distributive sia del corpo centrale che delle ali: il complesso aveva assunto l’attuale conformazione. Nel 1903 la villa era intestata a Marianna Pedretti, passò poi alla famiglia Biraghi ai cui discendenti tuttora appartiene.

La costruzione s’inserisce nel tessuto dell’antico borgo, seppur isolandosi. L’ingresso principale si apriva sulla via Cavour con una coppia di pilastri barocchi che sorreggono la cancellata d’accesso al giardino.

La facciata principale si affaccia sul giardino, ma un tempo la visuale arrivava sino al Naviglio. L’articolazione delle masse è alleggerita dall’inserimento del portico trabeato e dal soprastante balconcino in ferro battuto. Più sobria si presenta la facciata sul cortile che contrasta con le sagome mistilinee del bel balcone barocco e della scalinata sottostante. Le caratteristiche distributive ed ornamentali consentono di datare la villa al tardo Seicento.


Testo tratto da: “Nel cuore di Cernusco sul Naviglio. Tre passeggiate nel centro storico” di Elisabetta Ferrario e Mauro Raimondi (Book Time – Libreria del Naviglio, 2016)