La costruzione fu voluta dal conte Giulio Antonio Biancani e successivamente acquisita da un brillante funzionario imperiale nonché abile imprenditore e uomo di cultura: Antonio Greppi. Il quale, forse sperando di vendere l’edificio agli Asburgo, lo fece ristrutturare dall’archistar del momento, il celebre Giuseppe Piermarini. L’affare, però, non si concluse, e in seguito la villa giunse all’Ospedale Maggiore di Milano che la adibì a cronicario e a tubercolosario, suscitando un certo malcontento tra i cernuschesi.
Un primo tentativo di acquisto promosso negli anni Trenta dal podestà Luigi Gervasoni fallì a causa del diniego della Giunta provinciale, che rifiutò di ratificare l’accordo già raggiunto con l’Ospedale Maggiore per una cifra intorno alle 750.000 lire.
Il secondo, però, ebbe esito positivo, e la villa venne finalmente comprata dal Comune nel 1961, sotto l’Amministrazione del sindaco Trabattoni: dopo i necessari lavori di restauro, è diventata la sede del Municipio.
La villa venne edificata su un preesistente edificio documentato nel 1685 quale proprietà di Antonio Biancani e sommariamente delineato nel catasto di Carlo VI (1721). La riedificazione si deve a Giulio Antonio Biancani ed è da collocarsi tra il 1732e il 1743, data di un’incisione di Marc’Antonio Dal Re dove la costruzione compare sullo sfondo della Villa Alari nell’attuale assetto.
L’edificio fu impostato su un asse di simmetria est-ovest su cui si allineano l’esedra d’ingresso su via Tizzoni, la corte d’onore, il corpo trasversale della villa e il giardino chiuso da un’esedra cancellata. La visuale un tempo proseguiva verso la campagna circostante. Elemento scenografico di grande impatto è il portico passante che svuota la massa dell’edificio senza interrompere la visuale prospettica: sorretto da colonne binate in granito, presenta un elegante disegno d’ispirazione manierista.
I partiti decorativi della villa voluta da Giulio Antonio Biancani erano differenti dagli attuali, in linea con lo stile denominato “Barocchetto teresiano”.
Nulla resta degli splendidi interni: dispersi gli arredi, perduti gli affreschi. Rimane peraltro il nome di un pittore: Gaetano Dardanone (1688-1757) considerato “celebre” dalla critica coeva e recentemente riscoperto.
Le poche decorazioni rimaste nella ex cappella al piano nobile (oggi ufficio del Sindaco) non sono a lui attribuibili: si tratta di quadrature architettoniche e tralci floreali riferibili alla prima metà del XVIII secolo.
Alla morte di Giulio Antonio la villa di Cernusco andò all’asta che si tenne il 21 aprile 1752: se la aggiudicò il fermiere Antonio de’ Pecis, ma dovette rispondere anche dei debiti contratti dal Biancani, tra cui quello con Gaetano Dardanone, il che ha consentito l’attribuzione degli affreschi.
Nel 1769 rilevò l’edificio Antonio Greppi, personaggio di spicco nella Lombardia austriaca, appartenente alla piccola nobiltà bergamasca. A soli 27 anni gli fu affidato l’importantissimo appalto della Ferma Generale, che gestì per vent’anni (1750-1770), accumulando un’ingente fortuna e divenendo “l’uomo indispensabile dell’amministrazione austriaca” (P. Verri). Il legame con gli Asburgo si consolidò a partire dal 1771, con l’arrivo a Milano di Ferdinando. Dietro le quinte, il Greppi mise al servizio della corona il suo prestigio e le disponibilità economiche.
Nel 1772 commissionò a Giuseppe Piermarini il suo palazzo milanese, in via Sant’Antonio, magnificamente decorato dalle stesse maestranze che lavoravano per l’arciduca.
Il Greppi fu mercante, imprenditore, banchiere, ma anche amico e protettore di artisti e letterati tra cui Giacomo Casanova, Giuseppe Parini, Pietro Metastasio.
Dalla moglie, Donna Laura Cotta, nobile bergamasca, ebbe cinque figli maschi ed insieme ad alcuni di loro aprì “Case” commerciali ad Amsterdam, Amburgo, Cadice.
Per i suoi meriti di fine diplomatico, nel 1778 l’Imperatrice Maria Teresa lo insignì del titolo di conte di Bussero e Corneliano ed il 30 agosto 1780 del prestigioso Ordine di S. Stefano d’Ungheria.
Greppi si adoperò subito al fine di acquisire terreni contigui per ampliare il giardino e, soprattutto, dotarlo di accesso dal Naviglio. Per questo motivo, il 27 settembre 1770 comprò dalla contessa Antonia Sola alcune case rurali che fece demolire per realizzare il collegamento.
I lavori si protrassero dal 1771 sino al 1776 con la costruzione delle due cancellate affrontate sulla via Cavour. L’intervento del Piermarini nel “rammodernamento” della villa, è documentato da Pietro Verri in una lettera al fratello Alessandro. Ma dall’8 ottobre 1771 il referente diventa “l’ingegnere Croci”, architetto di fama che aveva peraltro già lavorato in villa su commissione del precedente proprietario, il de’ Pecis.
Nel carteggio si cita anche un altro artista, il “signor Galeari” identificabile in uno dei fratelli Galliari, pittori e scenografi teatrali, e a Fabrizio la critica recente attribuisce le cancellate sulla via Cavour. La raffinata correzione prospettica delle cancellate non complanari rispetto alla via Cavour sono invenzione di uno scenografo tardo barocco. Al Piermarini va peraltro ascritto il rifacimento in pietra dei pilastri realizzati quattro anni prima, frettolosamente, in cotto.
I beni di Cernusco furono ereditati dal figlio Marco. Al declino patrimoniale seguì nel 1848 la vendita della villa a Giuseppe Tizzoni. Pochi anni più tardi Luigi Tizzoni la donò all’Ospedale Uboldo che la cedette nel 1886 all’Ospedale Maggiore di Milano.
Nel 1955 l’Ospedale Maggiore decise la dismissione del “cronicario”, ma si attivò a portarsi via un ricordo: gli affreschi che intendeva riutilizzare negli Uffici della Segreteria Generale della sede milanese. Due di questi sono stati ritrovati nel 2005 nei depositi della “Ca’ Granda”. Gli affreschi ricoprivano le volte di due ambienti e sono probabilmente riferibili ai lavori di sistemazione intrapresi da Antonio Greppi tra il 1771 e il 1776: uno dei due, restaurato nel 2009, è ritornato nella villa cernuschese.
Negli anni bui del suo utilizzo come succursale ospedaliera e nel successivo periodo di dismissione in attesa di destinazione dopo l’acquisto da parte del Comune (1961) la villa fu ridotta in uno stato di grande degrado. I restauri, conclusi nel 1978, hanno recuperato l’assetto esterno, mentre l’interno è stato ristrutturato per essere adibito ad uffici comunali.
Testo tratto da: “Nel cuore di Cernusco sul Naviglio. Tre passeggiate nel centro storico” di Elisabetta Ferrario e Mauro Raimondi (Book Time – Libreria del Naviglio, 2016)