Palazzo Viganò

Prende il nome dal colui che è considerato il maggiore artista a cui Cernusco abbia mai dato i natali. Venuto alla luce l’1 giugno 1874, Viganò frequentò le scuole magistrali e dimostrò subito attitudine per la pittura. Questa sua inclinazione, tuttavia, non gli impedì di partecipare attivamente alla vita politica del paese. Inizialmente schierato con i socialisti, durante gli scioperi del 1908 al setificio Baletti si prestò a fare da intermediario con i proprietari, figurando anche tra i fondatori della Cooperativa Edificatrice Cernuschese, di tendenze progressiste.

Ideatore dell’Associazione Italiana degli Acquafortisti e Incisori, in amichevole corrispondenza con Giovanni Pascoli (a cui si era ispirato per un Albo Pascoliano), Viganò aderì poi al fascismo e nel 1929 si trasferì a Roma dove tenne importanti mostre, assurgendo a fama nazionale.

Rientrato a Milano, fu protagonista di una “personale” allestita al Castello Sforzesco nel 1933 e legò il suo nome al progetto del campanile del Duomo che si sarebbe dovuto erigere tra la cattedrale e Palazzo Reale e avrebbe raggiunto i 164 metri superando così la Madonnina. Pomposamente annunciato come “Torre delle Memorie delle Vittorie e delle Glorie”, non venne mai realizzato. Una sua riproposizione la si può vedere sulla tomba del pittore all’interno del cimitero di Cernusco.

Lungo la via Cavour si allunga la facciata del palazzo che fu di Carlo Giuseppe Somaglia come attesta un documento del 1685. Nelle tavole del catasto teresiano (1754) l’edificio compare di Francesco Cotta nella parte di ponente col giardino e di Alessandro Castelsampietro nella porzione prospiciente la via Caio Asinio.

Nel 1803 la proprietà, nuovamente unificata, risulta intestata a Domenico Staurenghi passando, nel 1868, alla famiglia Carini, proprietaria di una filanda posta sulla via Cavour.

Nel 1921 il palazzo fu rilevato da Vico Viganò (1874-1967), che curò personalmente il restauro eseguito nel 1924 integrando le decorazioni ed accentuando l’aspetto pittorico all’epoca di moda.

I diversi corpi di fabbrica delimitano due cortili: il più ampio, assiale al portale, si apre sulla via Cavour. Le fronti esterne sono scandite al piano terreno da porte e finestre, più sopra da una fila di oculi. Al piano superiore le finestre si inseriscono nella gronda a gola rovescia spezzandone la continuità. Gli spazi risultanti furono dipinti dallo stesso Viganò come l’androne del portone.

Più pittoresca era la parte su via Caio Asinio dove un tempo campeggiava un ovale con la Madonna Assunta. Il complesso è stato integralmente ristrutturato alla fine degli anni Ottanta con un ampliamento residenziale sul sedime dell’antico giardino.

Il progetto dell’ampliamento si deve a Vittoriano Viganò (1919-1996), figlio di Vico, architetto molto noto a Milano, docente alla facoltà di Architettura.


Testo tratto da: “Nel cuore di Cernusco sul Naviglio. Tre passeggiate nel centro storico” di Elisabetta Ferrario e Mauro Raimondi (Book Time – Libreria del Naviglio, 2016)