Ascolta la storia di Laila
Ascolta a questo link il podcast con la storia di Laila realizzato dai ragazzi e dalle ragazze dell’ITSOS Marie Curie di Cernusco sul Naviglio.
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Mi chiamo Laila, ho ventun anni e in poco tempo la mia vita è cambiata. Sono nata e cresciuta Kabul, fino a quando, improvvisamente, la vita del mio Paese non è stata totalmente sconvolta.
Ero una ragazza come le altre: amavo leggere, ascoltare musica, passare il tempo in famiglia, ridere con gli amici. Fin da bambina, però, il mio sogno più grande è sempre stato diventare medico. Infatti, avevo da poco iniziato a frequentare l’Università di Medicina di Kabul. Amavo con tutta me stessa l’idea di essere in grado di guarire persone, di salvare vite umane. Insomma, sentivo di aver trovato la mia strada, ma l’arrivo dei Talebani ha cambiato tutto.
Il 15 Agosto 2021, data che resterà per sempre scolpita nella mia memoria, questi uomini crudeli presero il controllo di Kabul. portando il terrore, il panico e la violenza in tutto il Paese. Molte persone tentarono di fuggire immediatamente, cercando di imbarcarsi su un volo qualsiasi nella speranza di sfuggire a tutto quell’orrore, ma erano troppi… E io osservavo impotente la mia città venir sommersa dal caos e dalla paura. Decido di non tentare subito di scappare dal Paese, perché sembra troppo pericoloso e non mi sento pronta ad abbandonare la mia terra.
I Talebani, oltre ad essere estremamente violenti nei confronti della popolazione, dopo aver preso il controllo del Paese, hanno riportato in vita una serie di leggi estremiste che colpiscono soprattutto noi donne, da sempre vittime silenziose delle ingiustizie. Le donne non possono più uscire di casa senza indossare il burqa e sono costrette ad essere sempre accompagnate da un uomo, non possono praticare sport, andare a scuola, partecipare alla vita politica. Insomma, i diritti guadagnati con fatica negli anni passati, sono scomparsi, non ce n’è più alcuna traccia e con loro, i sogni di moltissime ragazze come me. Si sentono storie terribili di ragazzine e donne stuprate e picchiate e la paura cresce sempre più in me, oltre alla consapevolezza che il mio sogno di diventare medico è ormai solo un vecchio ricordo. Di fronte a tutto quell’orrore e crudeltà, spinta dal panico, tento l’impossibile: imbarcarmi su uno degli ultimi voli disponibili per raggiungere un luogo in cui possa trovare rifugio.
La fuga è stata l’esperienza più terribile della mia vita, di cui non voglio ricordare i particolari. Ho capito cosa sia la violenza e l’odio e quanto possano trasformare le persone. Se ora sono qui a raccontare la mia storia, è perché ce l’ho fatta, non so ancora per quale miracolo: il volo mi ha portata in Italia, a Milano, dove sono stata accolta in una casa di accoglienza per profughi. Tutto ciò che possedevo in Afghanistan è andato perduto, ma non posso arrendermi. In qualche modo, dovrò costruirmi una nuova vita e mi batterò per realizzare il mio sogno di diventare medico, non solo per me, ma soprattutto, per tutte quelle donne che in questo momento, in Afghanistan, stanno soffrendo, subendo violenze e vedendo i loro diritti venire calpestati.