Dentro lo schermo 2022 – XIX edizione “Bello e perduto”
L’altro cinema italiano, tra realtà e poesia
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Tratto da una storia vera
Analizzeremo, in particolar modo, Roma, ore 11, il capolavoro (oggi misconosciuto) di Giuseppe De Santis del 1952, che partendo da un fatto di cronaca costruì un film corale a suo modo modernissimo. Un tragitto seguito poi da molti, da La dolce vita (strutturato sulle notizie di cronaca mondana dell’epoca) alla “ricostruzione di una strage” di Carlo Lizzani col suo Banditi a Milano.
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Suoni, immagini, voci
L’arte del montaggio, quando la moviola diviene un laboratorio spirituale e non una fabbrica di prodotti standard, svela l’anima delle cose. Lo vedremo nei corti per la Edison di Ermanno Olmi, negli sguardi antropologici di Vittorio De Seta o nelle liriche “lucreziane” di Franco Piavoli. Tutti con immagini bellissime, musiche e voci lontane. Ma quasi senza parole e per questo resi marginali.
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Archeologia della memoria
L’utilizzo dei materiali d’archivio è stato confinato per anni alle ricostruzioni documentarie della Storia, perlopiù prive, quasi per dovere morale, di creatività autoriale. Ma da più di un decennio il cosiddetto Cinema del Reale ha mostrato le possibilità poetiche di tali filmati, alternati al montaggio con immagini e storie attuali. Il bellissimo La bocca del lupo di Pietro Marcello ne sarà un esempio.
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Pieni di grazia
I lavori più recenti di registi troppo “perduti” come Winspeare, Mereu, Di Costanzo ed altri ancora mostrano chiaramente un comune denominatore: partendo da temi e contesti in genere resi con toni cupi e depressivi (disoccupazione, degrado sociale, camorra) scelgono invece uno sguardo poetico, mostrando “quel che nell’inferno non è inferno”, con immagini luminose e purezza dei sentimenti.
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Fuori dai radar
In un’atmosfera culturale che teme ogni tipo di diversità, quel che a prima vista risulta inclassificabile viene molto spesso relegato nel ghetto dell’invisibile. E così nuovi “registi girovaghi” accompagnano i loro film (spesso avventurosamente prodotti) in festival, serate evento e circuiti alternativi, in cerca di spettatori che la normale distribuzione non aiuta ad incontrare.
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Il personale è politico
Attraverso diari privati, fotografie e filmini familiari, piuttosto che tramite un ardito mix di finzione e documentario, il politico viene “liberamente tratto” dalle storie vere di persone comuni nel loro incrocio con la Storia, il Costume, la Cultura, le Istituzioni (e che a volte da tutto ciò sono soffocate), regalandoci capolavori come Marx può aspettare di Bellocchio o Diario di un maestro di De Seta.
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