La mostra su Grazia Deledda apre la “Finestra sul Mediterraneo”
La mostra su Grazia Deledda apre la “Finestra sul Mediterraneo”
Data: 3 settembre
Al via un viaggio interculturale verso le terre che si affacciano sul “mare nostrum”.
Venerdì 6 settembre, alle 17.30, nello spazio espositivo della Biblioteca Civica “Lino Penati” in via Cavour 51 avverrà l’ inaugurazione della mostra “Canne al vento – Omaggio a Grazia Deledda a cento anni dall’opera”. La mostra sarà visitabile fino al 22 settembre, nei seguenti orari: lunedì 14/18; martedì, giovedì e venerdì 9/19; mercoledì 10.30/19; sabato 9/12,30 e 14/18.
“Con questa mostra” – dichiara l’assessore alle Culture Rita Zecchini -“si apre ‘Finestra sul Mediterraneo’, un nuovo percorso che intende valorizzare le regioni italiane e la conoscenza dei paesi che si affacciano sull’omonimo mare, accomunati da una comune e riconoscibile identità di valori e di interessi.”
“Con questo progetto che realizzerà iniziative culturali declinate nelle diverse forme artistiche, con conferenze, spettacoli, mostre e concerti” – conclude l’assessore Zecchini – “si vuole evidenziare l’importanza che assume in se il Mediterraneo, quale soggetto storico e geografico, in forza della posizione strategica, della dimensione intercontinentale e tradizione storico – culturale.”
L’iniziativa proseguirà dal 20 al 22 settembre, quando piazza Matteotti ospiterà gli stand di “Sardegna in piazza”, con i tipici prodotti enogastronomici e di artigianato (orario 9/20), mentre sabato 21, alle 16 il Gruppo Folk Iknos animerà la piazza con uno spettacolo di danze popolari sarde.
Grazia Deledda (1871-1936). Nata a Nuoro nel 1871, Grazia Deledda, prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel. La sua dote di scrittrice era caratterizzata dall’appassionarsi ai casi della vita e forse anche per questo è stata ed è molto amata all’estero.
Si rivelò giovanissima scrittrice d’istinto, e la sua opera feconda è strettamente legata alla sua terra, la Sardegna. Il romanzo più letto e tradotto, Canne al Vento, contribuì in modo significativo a guadagnarle quella stima che nel 1926 le procurò il premio Nobel per la letteratura e rappresenta un documento valido ed efficace per la ricostruzione del quadro storico, culturale e socio-economico della Sardegna del primo decennio del Novecento. Mentre l’Italia è impegnata nella guerra di Libia e il ceto sociale borghese si innesta prepotentemente nel tessuto economico e politico, la Sardegna rimane saldamente ancorata ai privilegi delle antiche famiglie della nobiltà contadina. I personaggi cercano affannosamente il riscatto morale e sociale, ma i loro sforzi si scontrano con la potenza oscura di un destino immutabile, proprio come le canne che non possono non piegarsi alla forza del vento che le agita. Un coro di vite che si fonde con quello di una terra ancestrale e selvaggia, popolata dai personaggi fantastici delle vecchie storie popolari, inondata dalla luce vermiglia dei suoi tramonti sul mare, cullata dal suono malinconico delle fisarmoniche che si perde tra l’inebriante profumo delle euforbie e il manto variopinto delle violacciocche.
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