Giorno della Memoria 2025
Il discorso della Vicesindaca Paola Colombo
Buon pomeriggio a tutte e a tutti,
vi ringrazio per essere qui oggi in un momento a cui il Sindaco Ermanno Zacchetti teneva molto, e con voi saluto i rappresentanti delle istituzioni: il presidente del Consiglio, gli Assessori, il CCRR, la Consulta Giovani e le forze dell’ordine.
Saluto anche i parenti di Virginio Oriani e Roberto Camerani, che in questa cerimonia ricordiamo donando loro una rosa bianca.
Come ogni anno, il Giorno della Memoria ci invita a fermarci per riflettere, ricordare e agire. È un giorno di raccoglimento, in cui ripercorriamo una delle pagine più buie della storia umana: le atrocità che meno di un secolo fa, nel cuore della civile Europa, portarono allo sterminio di massa degli ebrei e degli altri gruppi non considerati degni di vivere da parte dei regimi nazifascisti. Non possiamo dimenticare l’orrore dei campi di concentramento e sterminio, frutto di un’ideologia che si nutriva di odio, intolleranza e discriminazione.
La memoria, però, non è un esercizio passivo: è un atto VIVO e COLLETTIVO. Non si limita a ricordare il passato, ma è uno strumento per costruire il futuro. Ogni giorno siamo chiamati a fare memoria attraverso le nostre azioni, i nostri gesti e le nostre parole, trasmettendo i valori di libertà, uguaglianza e dignità umana alle nuove generazioni.
I gesti contano, sempre, talvolta ancor più delle parole. Lo abbiamo visto di recente, ancora una volta, proprio in occasione dell’insediamento di un nuovo presidente nel Paese della presunta democrazia. Alcuni hanno scelto di ridere, altri di minimizzare un gesto dalle gravità e pericolosità enormi. Noi che abbiamo avuto il lusso di conoscere tali atrocità dai libri di scuola, i più fortunati dalle preziose parole dei pochi sopravvissuti, NON possiamo permetterci di sottovalutare questi gesti, soprattutto quando la lettura che si vuole dare punta all’ironia. Ogni ammiccamento a simboli di ideologie che hanno portato morte e distruzione è un atto irresponsabile e da condannare.
I gesti non sono mai neutri: normalizzare certi simboli significa spianare la strada all’indifferenza e alla tolleranza verso l’odio.
Non c’è ironia che possa giustificare la banalizzazione di simboli fascisti. E non possiamo abbassare la guardia: essere antifascisti non è una scelta politica, ma una responsabilità morale. Una responsabilità che passa anche attraverso l’educazione delle nuove generazioni, affinché non solo conoscano la storia, ma comprendano il significato profondo dei valori di cui la memoria si fa portatrice.
Quest’anno, in particolare, il Giorno della Memoria assume un significato ancora più profondo. Ricorre infatti l’80° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Ottant’anni fa, entrando per la prima volta nel campo, il mondo scoprì l’orrore di un sistema che aveva fatto della sopraffazione e dello sterminio di massa il suo fondamento. Ottant’anni dopo, non possiamo permetterci di dimenticare.
Come ha ricordato il Presidente Mattarella, che il prossimo 27 gennaio sarà presente ad Auschwitz insieme ad altri capi di Stato, “la memoria è l’argine più forte contro il ritorno di ideologie di odio e intolleranza.” Quel giorno, il mondo guardò in faccia il male assoluto e comprese che non ci può essere futuro senza giustizia, senza verità, senza ricordo.
Ma la memoria non vive solo nei grandi discorsi o nei monumenti. Vive nei libri, nei racconti, nelle testimonianze e nei gesti concreti. È per questo che dobbiamo essere grati a figure come Liliana Segre, una donna che ha fatto della propria vita una testimonianza straordinaria. In questi giorni, Liliana Segre è stata oggetto di una nuova ondata antisemita di insulti e odio sui social, in seguito all’uscita del documentario Il figlio, che racconta la sua storia attraverso lo sguardo del nipote. A lei va tutta la nostra solidarietà. Ogni attacco a Liliana Segre è un attacco alla nostra memoria collettiva e ai valori fondanti della nostra democrazia.
Eppure, come ha detto lei stessa, “non mi fermo.” E non dobbiamo fermarci neanche noi. Il nostro compito è quello di raccogliere il testimone che ci viene lasciato e portarlo avanti, trasmettendo ai più giovani il significato profondo della memoria. Non è un atto sterile o formale: è un seme che va piantato per far crescere una società più giusta e consapevole.
Un esempio prezioso di come la memoria possa essere tramandata è il libro Il viaggio di Roberto del nostro concittadino Roberto Camerani, che – fino all’ultimo giorno della sua vita – non ha mai smesso di offrirci la sua preziosa testimonianza, facendosi instancabile portavoce della memoria e della resistenza. La sua opera, infatti, ci invita a riflettere sul significato della memoria e sul modo in cui le nuove generazioni possono farsi carico di questa eredità. Ricordo nitidamente il giorno in cui venne in classe, ero in prima media, e racconto con amara consapovelezza le atrocità che aveva vissuto.
Oggi, più che mai, abbiamo il dovere di far risuonare i valori della pace, dell’inclusione e del rispetto reciproco. Costruire un mondo fatto di braccia pronte ad accogliere, e non di muri di indifferenza, è una sfida che parte dalle scuole, dalle famiglie, dai gesti quotidiani di ciascuno di noi. Non possiamo lasciare che l’indifferenza prenda il sopravvento.
Il Giorno della Memoria non deve essere solo una commemorazione, ma un impegno concreto: verso il passato, che non possiamo dimenticare, e verso il futuro, che dobbiamo costruire insieme. Non limitiamoci agli slogan, alle fiamme accese da parole di rabbia e frustrazione: andiamo oltre. Rallentiamo e fermiamo lo sguardo su queste pietre, quando passeggiamo per queste strade. Ricordiamoci dei nostri coraggiosi e illustri concittadini. Ripercorriamo le loro storie.
Trasformiamo la memoria in azione.
Per un futuro senza odio, per un futuro di pace.
Le iniziative per non dimenticare, in occasione del Giorno della Memoria.
Perché non accada mai più. Ricordiamo
25 gennaio h 11:30 | Sala Camerani Biblioteca Civica
Inaugurazione mostra e proiezione cortometraggio su AKTION T4, il programma nazista di sterminio di persone con disabilità. In collaborazione con Anffas Emilia Romagna e la partecipazione di Anffas Martesana e Anffas Cernusco
Posa delle rose bianche
25 gennaio h 14:45 | partenza da via Marcelline
Cerimonia posa rose bianche alle pietre di inciampo della città. Con i familiari dei deportati, e i rappresentanti dell’Amministrazione di ANPI, CCRR e Consulta Giovani.
La Resistenza nei lager: gli Internati Militari Italiani
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