Le 20 donne della toponomastica femminile

Le donne hanno contribuito in maniera fondamentale alla storia, alla cultura, alla scienza, allo sviluppo di una società più equa a livello locale, nazionale e mondiale. Eppure il loro apporto è spesso omesso o sottostimato, anche nelle forme fisiche e simboliche che connotano l’organizzazione urbana, a cominciare dall’intitolazione di strade, piazze o altri luoghi. Le ricerche che mappano le strade italiane ed europee dimostrano che le vie intitolate alle donne rappresentano solo il 9% di quelle dedicate a persone. Anche la toponomastica cernuschese presenta un forte squilibrio di genere.

Per questa ragione, una mozione del Consiglio comunale ha impegnato il Sindaco e la Giunta a individuare 20 donne a cui intitolare alcuni luoghi della città. Da quel momento è stato istituito un tavolo della toponomastica femminile che, coordinato dall’Assessorato alle Pari opportunità, vede coinvolti le scuole, le consulte, il CCRR e rappresentanti della maggioranza e della minoranza consiliare. Nei mesi scorsi, ognuna delle realtà presenti ha proposto dei nomi che sono stati poi votati dal tavolo stesso.

Sono così state individuate 20 donne a cui verranno dedicati luoghi cittadini: i loro volti e le loro storie sono protagonisti della mostra “Ritratti di donna”, esposta nella Sala consiliare del Comune in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne 2024. Un essenziale passo volto alla valorizzazione delle figure femminili e del loro ruolo nella nostra società, storia e cultura.

Le 20 donne a cui saranno dedicati luoghi cittadini

1. Giuseppina Pirola e Maria Codazzi

Giuseppina Pirola nacque a Cernusco sul Naviglio nel 1925. Prese parte attivamente alla Resistenza, come staffetta della 26a Brigata del Popolo, con il compito di portare volantini e stampa clandestina da Milano a Cernusco. La famiglia aiutò una coppia ebrea in fuga da Milano: si tratta dell’ingegner Carboni e di sua moglie, che furono ospiti nella loro casa in Piazza Padre Giuliani dall’ottobre 1944 al gennaio 1945. Ecco un’interessante testimonianza di Giuseppina, contenuta nel libro di Giorgio Perego “Col cuore in gola”: «Quando, alle ore 16, si è aperto il portone di Palazzo Tizzoni e il prevosto, uscendo, disse: “È finita, è finita” tirammo tutti un gran sospiro di sollievo. Qualche giorno dopo arrivarono in paese gli Americani; avevano la sede del Comando presso Villa Penati. Furono giorni di euforia: in Piazza Padre Giuliani c’era musica tutto il giorno e si ballava per ore e ore».

Maria Codazzi nacque nella bassa lodigiana nel 1926. Finita la terza elementare, Maria, di corporatura particolarmente robusta, interruppe la scuola per aiutare la mamma Elisa nei lavori domestici e la comunità contadina nei lavori dei campi. Venne assunta come operaia in una fabbrica dedicata all’industria bellica dove si costruivano aerei. Durante l’occupazione, il controllo delle industrie del gruppo passò in mano ai tedeschi e la produzione venne indirizzata alle necessità belliche del Terzo Reich. All’interno degli stabilimenti si sviluppò allora una consistente azione di resistenza da parte degli operai, con l’organizzazione di attività clandestine, azioni di sabotaggio della produzione, recupero di armi e viveri da inviare alle formazioni partigiane. In queste circostanze Maria divenne parte attiva della lotta partigiana, partecipando a numerose e particolarmente pericolose azioni, spesso accompagnata dal partigiano Giuseppe Comi il quale, finita la guerra, diventerà suo marito.

Motivazioni

Per il ruolo fondamentale che ebbero nella nostra città durante la Resistenza e nella Liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazi-fascista.

2. Irma Bandiera (8 aprile 1915 – 14 agosto 1944)

Nota come “Mimma”, nacque a Bologna l’8 aprile 1915. Prese parte attivamente alla Resistenza, nel Movimento di Liberazione. Quando il 5 agosto 1945 i partigiani bolognesi uccisero un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere, cominciò una tremenda rappresaglia in città. La sera del 7 agosto anche Irma, che si trovava a casa di uno zio, venne arrestata. Portata a Bologna fu torturata a lungo, ma la ragazza, dal corpo minuto e fragile, resistette e non fece mai i nomi dei suoi compagni. La mattina del 14 agosto il suo corpo sfigurato fu gettato per spregio e monito sotto la casa dei suoi genitori, a poche centinaia di metri dalle scuole elementari Bombicci, nella strada che ora porta il suo nome. Alla fine della guerra, fu decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Motivazioni

Perché i suoi forti ideali hanno vinto sopra la tremenda violenza subita e il sopruso, contribuendo alla Liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazi-fascista.

3. Lina Merlin (15 ottobre 1887 – 16 agosto 1979)

Politica e insegnante, è stata componente dell’Assemblea Costituente, una delle 21 “madri costituenti”, su un totale di 556 deputati eletti. Partecipò, insieme ad altre 4 donne, alla “Commissione dei 75” che fu incaricata di elaborare e proporre il progetto della Costituzione Repubblicana. I suoi interventi furono determinanti per i diritti delle donne e lasciarono un segno indelebile nella Costituzione stessa: fu lei, infatti, a proporre ed ottenere che nell’articolo 3 fosse inserita la locuzione “di sesso” tra i criteri che non possono determinare la discriminazione di trattamento tra i cittadini. Inoltre è stata la prima donna a essere eletta al Senato. Il suo nome è legato in particolare alla legge n. 75 del 20 febbraio 1958, conosciuta come Legge Merlin, con cui vennero abolite le “case chiuse” e divenne reato lo sfruttamento della prostituzione.

Motivazioni

Per la sua vita dedicata alla difesa della dignità delle donne e delle persone più bisognose.

4. Tina Anselmi (25 marzo 1927 – 1 novembre 2016)

Politica e partigiana, è stata la prima donna ad aver ricoperto la carica di Ministro della Repubblica Italiana. Durante la Resistenza fu staffetta partigiana e nel 1977 tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell’ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna. Nel 1978 firmò, in qualità di Ministro della Salute, la legge 194 per l’interruzione volontaria della gravidanza. Nel 1981 venne nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività eversive della Loggia Massonica P2, unica donna oltre a venti senatori e venti deputati. Un incarico che le costò insulti e delegittimazione, nonché un crescente isolamento politico.

Motivazioni

Per il suo impegno contro le discriminazioni di genere e per la giustizia, al di sopra degli interessi personali e di partito.

5. Lea Garofalo (24 aprile 1974 – 24 novembre 2009)

Fu una testimone di giustizia e vittima della ‘ndrangheta calabrese, alla quale apparteneva per nascita e dalla quale voleva fuggire: per questo venne uccisa e il suo corpo dato alle fiamme. Spontaneamente contraria alla criminalità, ai traffici e alle logiche che appartenevano anche alla sua famiglia, per sottrarre e proteggere anche la figlia a quell’ambiente, decise nel 2002 di denunciare la famiglia e il suo ex Carlo Cosco. Entrò allora nel programma di protezione, dal quale però uscì dopo 4 anni. Fu allora che l’ex compagno le tese una trappola: sostenendo di voler contribuire al mantenimento della figlia, le chiese un incontro durante il quale la donna venne rapita e poi picchiata, uccisa e bruciata. Quello che rimaneva del corpo, 2.800 frammenti ossei e i resti di una collanina, venne ritrovato il 24 novembre 2009 a San Fruttuoso, quartiere di Monza.

Motivazioni

Per il coraggio di aver sognato un futuro lontano dalla mafia, e una prospettiva piena d’amore per la figlia, fuori dal sangue e dalla malavita.

6. Hannah Arendt (14 ottobre 1906 – 4 dicembre 1975)

Storica, filosofa e teorica politica. Di origine ebraica, nacque in Germania dove visse fino al 1933. Fuggita in Francia, si prodigò per aiutare gli esuli ebrei fuggiti dalla Germania nazista a emigrare nel mandato britannico dalla Palestina. Privata della cittadinanza tedesca nel 1937, e dopo essere detenuta dai francesi come apolide illegale riuscì a rifugiarsi negli Stati Uniti. In seguito divenne una tra le più influenti pensatrici del XX Secolo. Tra le sue opere più importanti ci sono “Le origini del totalitarismo” (1951) in cui delinea una delle prime e più significative analisi dei totalitarismi novecenteschi, e “La banalità del male” (1963), reportage giornalistico in cui racconta le vicende controverse del processo Eichmann, discutendo il problema delle responsabilità individuali e collettive associate allo sterminio nazista. Le sue analisi hanno avuto un profondo impatto sulla comprensione contemporanea dei totalitarismi.

Motivazioni

Per essere stata modello di coraggio e di coerenza, per aver speso tutta la sua vita a difesa dei diritti umani.

7. Helen Keller (27 giugno 1880 – 1 giugno 1968) 

Scrittrice, attivista e insegnante statunitense, è conosciuta per essere stata la prima persona sordo-muta a essersi laureata. Resa sordo-cieca da una malattia contratta a 19 mesi, venne cresciuta viziata e selvaggia nella tenuta dei genitori in Alabama: la sua relazione con il mondo era limitata a pochi segni e mugolii che la famiglia si sforzava di interpretare, e alle conseguenti crisi di rabbia per non essere compresa.  A 6 anni venne affidata all’istitutrice Anne Sullivan che le insegnò il linguaggio dei segni e il Braille. In seguito, educata da Sara Fuller, imparò anche a parlare. Nel 1900 venne ammessa al Radcliffe College, dove, prima nella storia della sua disabilità, si laureò con lode all’età di 24 anni. Paladina dei diritti delle persone con disabilità in tutto il mondo e dei diritti delle donne, divenne una autrice e oratrice famosa in tutto il mondo.

Motivazioni

Perché la sua storia rappresenta una guida esemplare per tutte le donne che oggi si trovano a dover affrontare forme multiple e intersezionali di discriminazione.

8. Fernanda Wittgens (3 aprile 1903 – 11 luglio 1957)

Fu la prima donna in Italia a ricoprire il ruolo di direttrice di un importante museo o galleria, diventando direttrice della Pinacoteca di Brera di Milano nel 1940. Assunta a Brera a 25 anni come operaia avventizia, nel 1931 venne nominata ispettrice da Ettore Modigliani, il quale venne presto allontanato a causa delle sue origini ebraiche. Fernanda sostenne il suo mentore facendogli da prestanome fino a quando, nel 1940, vinse il concorso e divenne direttrice. Con l’inizio della guerra, riuscì a mettere al sicuro dai bombardamenti e dalle depredazioni naziste preziose opere d’arte e coordinò le operazioni di trasferimento ai “rifugi” individuati nell’Italia Centrale. Allo stesso tempo si adoperò per aiutare familiari, amici, ebrei e perseguitati di ogni tipo ad espatriare, finché venne tradita e arrestata. Nel dopo guerra, insieme a Modigliani, lavorò alla ricostruzione della Pinacoteca.

Motivazioni

Per il suo impegno a favore dell’arte e della pace e per aver portato avanti le sue battaglie e i suoi ideali, oltre la paura, con umanità e rigore, con umanità e rigore.

9. Ipazia D’Alessandria

Nacque ad Alessandria d’Egitto tra il 350/370 e il 415 d.C.. Fu una filosofa, matematica, astronoma, oratrice, assunse la direzione della scuola neoplatonica, scrisse trattati di matematica e compilò tavole astronomiche. Nota per essere una delle prime filosofe di cui si ha memoria, si affermò nonostante vivesse in un’epoca fortemente influenzata dalla misoginia aristotelica e degli ambienti più integralisti dei cristiani delle origini, in cui le donne venivano considerate per natura inferiori agli uomini. Riuscì a essere libera e a farsi valere in una società in cui il sapere filosofico, scientifico e politico era considerato di esclusivo appannaggio maschile. Convinta sostenitrice della distinzione tra religione e conoscenza, rappresentava una provocazione per la sua condotta di vita indipendente, per l’impegno civile e per il suo impegno politico. Fu perseguitata e infine uccisa durante una rivolta popolare di fondamentalisti cristiani.

Motivazioni

Per il modo in cui si è ribellata alle costrizioni, in un’epoca in cui farlo era davvero coraggioso, lottando con determinazione contro i pregiudizi e sostenendo sempre i suoi ideali.

10. Frida Kahlo (6 luglio 1907 – 13 luglio 1954)

Pittrice messicana, è considerata un potente modello di ispirazione per i movimenti di indipendenza ed emancipazione femminile per la sua personalità libera e inflessibile, e per i temi affrontati nelle sue opere, tra cui l’identità, il corpo e la morte. Vittima di un grave incidente nel 1925, che la costrinse a letto per lunghi periodi, morì a soli 47 anni lasciando come eredità oltre duecento dipinti, disegni e schizzi che hanno ispirato artisti e artiste di tutto il mondo. Per il suo costante impegno contro le norme e l’oppressione delle donne, la sua vita e i suoi lavori hanno avuto un’enorme influenza sul movimento artistico femminista.

Motivazioni

Per la sua personalità e le battaglie, che l’hanno resa simbolo e esempio di resilienza e lotta, nonostante le difficoltà.

11. Ilaria Alpi (24 maggio 1961 – 20 marzo 1994)

È stata una giornalista e fotoreporter italiana, assassinata a Mogadiscio, dove lavorava come inviata per il TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin. Laureata in lingua e letteratura araba con il massimo dei voti iniziò le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di “Paese Sera” e “L’Unità”. Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai. Presto venne trasferita alla redazione Esteri del Tg3, per cui venne inviata per sette volte in Somalia, dal dicembre 1992 al marzo 1994. Mentre si trovava a Mogadiscio per seguire la guerra civile somala e per indagare su un traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali, venne assassinata in circostanze mai chiarite. Nell’ottobre 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito la Medaglia d’oro al Merito civile.

Motivazioni

Per essere stata una giornalista libera da ogni influenza e per aver sempre raccontato con coraggio ingiustizie e violenze, senza paura di mettere a nudo la verità sempre.

12. Rosa Parks (4 febbraio 1913 – 24 ottobre 2005)

Attivista statunitense, fu una figura-simbolo del movimento per i diritti civili dopo aver rifiutato, il primo dicembre 1955, di cedere il posto su un autobus a un bianco. In quell’occasione fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine che obbligavano le persone nere a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, se in quello riservato non ci fossero stati posti liberi. La notizia del suo arresto si diffuse velocemente e diede origine al boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery e a una protesta che durò per 381 giorni: dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non venne rimossa la legge che legalizzava la segregazione. Per il carattere iconico del suo gesto, viene spesso considerata “Mother of the Civil Rights Movement”.

Motivazioni

Per il coraggio con cui ha portato avanti la battaglia a favore dei diritte della comunità afroamericana, contribuendo al percorso che portò alla fine della segregazione.

13. Artemisia Gentileschi (8 luglio 1593 – 1653)

Artista e pittrice, nota per essere stata una delle prime pittrici italiane a raggiungere una fama pari o superiore a quella comunemente associata ai pittori uomini. Lavorò nella bottega del padre fino al 1611, quando venne violentata dal suo maestro, Agostino Tassi. Seguì un processo, che fu particolarmente duro per la famiglia Gentileschi e per Artemisia, che arrivò ad accettare di testimoniare sotto tortura e sotto una serie di supplizi per provare la sua verginità precedente allo stupro e la veridicità della sua testimonianza. Nonostante le sevizie avrebbero potuto mettere a rischio l’uso delle mani, Artemisia accettò pur di veder riconosciuti i suoi diritti. L’uomo fu alla fine condannato, mentre Artemisia vide comunque minata la sua onorabilità e dovette lasciare Roma. Nel 1616 venne ammessa, prima donna nella storia dell’istituto, alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze.

Motivazioni

Per essere modello, come artista e come donna, di resistenza, resilienza e coraggio, per il modo in cui ha lottato contro le difficoltà e le persone pur di difendere i propri sogni e la propria persona.

14. Mahasa Amini (21 settembre 1999 – 16 settembre 2022)

Studentessa iraniana, diventata simbolo della condizione delle donne e della minoranza curda in Iran dopo essere stata uccisa per aver indossato l’hijab in modo scorretto.  Arrestata il 13 settembre 2022 dalla polizia religiosa di Teheran per la mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo in vigore dal 1981, venne condotta presso una stazione di polizia, dove morì in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica. La ragazza presentava ferite riconducibili a un pestaggio, nonostante le dichiarazioni della polizia affermassero che era deceduta a seguito di un infarto. Testimoni oculari, inoltre, affermarono che era stata picchiata e che aveva battuto la testa. La sua morte è diventata un simbolo della violenza esercitata contro le donne sotto la Repubblica islamica dell’Iran.

Motivazioni

Per essere un simbolo di coraggio, ma anche perché ci pone davanti all’evidenza di come la libertà delle donne sia ancora oggi da costruire e difendere

15.  Michela Murgia (3 giugno 1972 – 10 agosto 2023)

Attivista, scrittrice, drammaturga, opinionista e critica letteraria, nota per le sue battaglie a favore dei diritti e delle libertà civili e personali delle donne e della comunità LGBTQIA+. Ha esordito con “Il mondo deve sapere” (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l’opera teatrale omonima e il film “Tutta la vita davanti” (2008). Nel 2010 tratta il tema dell’eutanasia e della famiglia in “Accabadora”, premio Super Mondello e Campiello, mentre nel 2011, con “Ave Mary”, riflette sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Tra le opere più recenti “L’inferno è una buona memoria” e “Istruzioni per diventare fascisti” (2018), “Noi siamo tempesta. Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo” e “Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe” (2019), “Stai zitta” e “Morgana. L’uomo ricco sono io” (2012), “God save the queer. Catechismo femminista” (2022) e “Tre ciotole” (2023). Nel 2024 è stato pubblicato postumo “Dare la vita”.

Motivazioni

Per aver combattuto fino all’ultimo giorno della sua vita affinché a tutti venga data piena libertà di diritti e di espressione della propria identità.

16. Mia Martini (20 settembre 1947 – 12 maggio 1995)

Cantautrice e musicista, considerata una delle migliori cantanti e interpreti della musica leggera italiana. Il suo album di esordio “Oltre la collina” e il singolo “Padre davvero” sono giudicati tra i migliori lavori della musica leggera, mentre successi come “Piccolo uomo”, “Minuetto”, “Donna con te”, “La costruzione di un amore” la consacrano tra le protagoniste della musica italiana negli anni settanta, decennio nel quale raggiunse una grande popolarità sia nazionale sia internazionale. È l’unica interprete femminile ad aver vinto due Festivalbar, nel 1972 (con Piccolo Uomo) e nel 1973 (con Minuetto). A solo 47 anni venne trovata morta nel suo appartamento. La causa venne poi individuata in un arresto cardiaco da overdose di stupefacenti, anche se la sorella Loredana Bertè ha sempre considerato strane le circostanze della morte, gettando ombre sul ruolo del padre nella vicenda.

Motivazioni

Una delle migliori voci della musica pop italiana, per la sua capacità interpretativa in grado di coniugare dolore e passione, intensità e raffinatezza.

17. Emanuela Loi (9 ottobre 1967 – 19 luglio 1992) 

È stata una poliziotta italiana, morta nella strage di via D’Amelio, l’attentato terroristico-mafioso del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Fra le prime donne poliziotto adibite in Italia al servizio scorte, fu la prima agente donna della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio. Nata a Cagliari, era residente a Sestu. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, nel 1989 entrò nella Polizia di Stato. Nel giugno del 1992 venne affidata al magistrato Borsellino. Non aveva paura dell’incarico ricevuto, tanto da rassicurare i genitori, dopo la strage di Capaci, che non le sarebbe successo niente. Il 5 agosto 1992, con provvedimento postumo, le è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile per la dedizione e il coraggio espressi nel servizio, fino al sacrificio della propria vita

Motivazioni

Per la dedizione e il coraggio espressi nel servizio, fino al sacrificio della propria vita

18. Samia Yusuf Omar (25 marzo 1991 – 2 aprile 2012)

È stata una velocista somala, annegata mentre stava cercando di raggiungere le coste italiane su un barcone di migranti partito dalla Libia e naufragato al largo di Malta. In seguito si seppe che aveva viaggiato attraverso Etiopia, Sudan e Libia con l’intento di giungere in Europa per trovare un allenatore che la mettesse in grado di partecipare ai Giochi olimpici di Londra 2012. Nata in una famiglia povera di Mogadiscio, ultima di sei figli, fu costretta ad abbandonare la scuola per occuparsi dei fratelli. Iniziò ad allenarsi alla corsa con grande difficoltà, in un paese dominato dalla guerra civile e dai fondamentalisti islamici, in cui una donna atleta non era comunque ben vista. Per questo correva con le maniche lunghe, i pantaloni della tuta e una sciarpa sulla testa. Dopo aver corso i 200 metri alle Olimpiadi di Pechino in rappresentanza della Somalia, ricevette minacce dal gruppo islamista Al Shabaab e dovette cominciare a nascondersi e a negare pubblicamente il fatto di essere un’atleta.

Motivazioni

Per la forza di lottare per un sogno e come simbolo delle continue lotte di una parte di mondo per poter raggiungere possibilità e diritti

19. Sorelle Mirabal

Patria Mercedes Mirabal (27 febbraio 1924 – 25 novembre 1960), María Argentina Minerva Mirabal (12 marzo 1926 – 25 novembre 1960), Antonia María Teresa Mirabal (14 ottobre 1935 – 25 novembre 1960) e Bélgica Adela Mirabal-Reyes (1 marzo 1925 – 1 febbraio 2014) furono 4 sorelle dominicane che si opposero alla dittatura di Rafael Leonidas. Tre di loro furono assassinate il 25 novembre 1960 a causa della loro dissidenza. Parteciparono alla formazione del “Movimento 14 giugno”, sotto la direzione di Manolo Travares Justo, dove prima Minerva e poi anche María Teresa usarono come nome in codice Mariposas (“Farfalle”). Nel gennaio del 1960 il movimento venne scoperto dalla polizia segreta e i suoi membri vennero perseguiti e incarcerati; tra questi le sorelle Mirabal e i rispettivi mariti.

Motivazioni

In loro onore, in occasione del primo Incontro Internazionale Femminista, celebrato in Colombia nel 1981, la Repubblica Dominicana propose il 25 novembre come data di denuncia del maltrattamento fisico e psicologico di donne e bambine. Nel 1998 l’assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò all’unanimità la internazionalizzazione della commemorazione di questa data, rendendola la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

20. Lidia Menapace (3 aprile 1924 – 7 dicembre 2020)

È stata una partigiana, politica e saggista italiana. Staffetta partigiana durante la Resistenza con il nome di battaglia di “Bruna”, ha coltivato per tutta la vita i valori dell’antifascismo. Laureata in Letteratura italiana, si è impegnata nella FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana). Prima donna eletta in consiglio provinciale a Bolzano nel 1964 nelle fila della Democrazia cristiana e prima donna in giunta provinciale, come assessore per gli Affari Sociali e la Sanità, è stata attivista del movimento pacifista e femminista. Eletta nel 2006 in Senato nelle fila di Rifondazione comunista, è stata presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Motivazioni

Per il suo impegno politico iniziato quando ancora non era facile per una donna e per aver per prima messo l’accento sul linguaggio come strumento fondamentale contro il sessismo